venerdì 30 gennaio 2015

The Disappearance of Eleanor Rigby: Her (recensione)

Trama. Due film gemelli, i due volti della stessa storia, quella della fine del matrimonio tra la laureanda in psicologia Eleanor e il ristoratore Conor, narrati dai punti di vista dei protagonisti in due film distinti. In "Her" il punto di vista è quello di Eleanor: attraverso il suo sguardo riviviamo la storia d’amore che le ha cambiato la vita e l’ha condotta, nuovamente sola, a cercare conforto nella famiglia e nella sua professoressa.

Recensione di Dany
 
La versione Her in una eventuale cronologia di visione (consigliata anche dal regista Ned Benson) dovrebbe essere vista dopo l'Him, perché in quest'ultima è il protagonista Connor (interpretato da un intensissimo James McAvoy) il punto di vista principale di una storia che basandosi sulle diverse percezioni di entrambe le parti di ogni coppia, ci rivela un Eleanor diversa anche da come la percepisce lo spettatore. Infatti in Her, Eleanor (interpretata da una Jessica Chastain intensa e magnetica), mentre in His è più fredda verso il marito e ha un comportamento ambiguo, quasi come si sia lasciata andare allo sconforto senza cercare rifugio nella coppia, è completamente disorientata dalla percezione che lei stessa ha di Connor, più distaccato e superficiale rispetto al loro dolore.
 
 
 E sono proprio queste diverse percezioni scaturite dalla mancanza di comunicazione che faranno prendere ad Eleanor una decisione estrema, che la porterà prima a perdersi, cercando di scomparire cambiando anche fisicamente, usando un trucco pesante e capelli sempre in disordine, che denotano un segno di smarrimento e contemporaneamente ricerca di una nuova sé. Importanti e vitali sono i rapporti con altre persone, come quello con la sorella Katy (interpretata dalla deliziosa Jess Weixler con la quale Jessica ha uno stretto rapporto di amicizia e la cui alchimia risalta inevitabilemente durante le scene condivise) e con i genitori ( i favolosi Isabelle Huppert e William Hurt) che faranno da collante allo smarrimento di Eleanor.
 
Ma è soprattutto il rapporto con l'insegnante (interpretata da una fresca Viola Davis), che permette ad Eleanor di non perdersi del tutto, e a “vedere” dal di fuori. L'anima di Eleanor, che prova forse il dolore più grande che una persona possa sopportare, è oppressa da una sofferenza che tace, non è mai urlata o ostentata, ma che inevitabilmente è riflessa nei suoi occhi, negli sguardi persi e al limite della sofferenza e nelle espressioni che ingannano il suo “provare a fingere di stare bene”, come confida alla sorella. E lo spettatore vive intensamente tutto questo grazie all'interpretazione di Jessica che quasi ti dilania l'anima perché ce la fa vivere sulla pelle, quasi a sentirne il bisogno di liberarsene attraverso le lacrime.
 
La regia elegante di Ned Benson, gli spazi serrati e i colori caldi, che trasmettono chiusura ma allo stesso tempo intimismo, la bellissima colonna sonora e questo interessante esperimento di scrittura intrecciata, fanno di questa pellicola un puzzle delicato i quali pezzi si intersecano lievemente tra loro e ad ogni incastro non si può fare a meno di provare forti emozioni.
 
 
 
 
 
 
 

Nessun commento:

Posta un commento